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Di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.

(Manzoni, Promessi Sposi, Introduzione.)




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martedì 11 marzo 2014

Il dottor Devesh Patanjali aveva estratto gli strumenti da una sacca di pelle nera, tenuta aperta da Surina. Aveva allineato con cura ogni strumento su un panno chirurgico verde. Ai piedi del tavolo inclinato era appeso un secchio d'acciaio, pronto a raccogliere il flusso del sangue.
Lisa aveva tentato di tutto per dissuaderlo dal torturarla. Aveva cercato di appellarsi al raziocinio dell'uomo, spiegando che poteva ancora essergli utile. Che, quando Susan fosse stata di nuovo catturata, Lisa avrebbe garantito piena assistenza per ricavare una cura dal sangue e dal sistema linfatico della donna. Lisa non aveva forse già dimostrato la propria sincerità? Nonostante le sue obiezioni, Devesh l'aveva ignorata. Si era limitato a disporre gli strumenti, l'uno dopo l'altro, sul vassoio. Infine, le perorazioni di Lisa si erano trasformate in implorazioni.



Frase tratta da '' Il marchio di Giuda '', di James Rollins




giovedì 6 marzo 2014

Tornò la primavera. Emma ebbe qualche difficoltà di respiro ai primi calori, quando fiorirono i peri. Sin dai primi di luglio, cominciò a contare sulle dita quante settimane mancavano per arrivare a ottobre, pensando che forse il marchese di Andervilliers avrebbe dato un altro ballo a Vaubyessard. Ma il settembre passò senza che arrivassero lettere né visite. Dopo quella delusione, il suo cuore restò nuovamente vuoto, e ricominciò allora la serie monotona delle giornate.



 
 
 
 
Frase tratta dal libro '' Madame Bovary '', di Gustave Flaubert.

lunedì 19 agosto 2013





'' Tutti noi siamo un po' come libri che gli altri leggono.
I più si fermano alle prime pagine, altri le scorrono frettolosamente, qualcuno ci legge con attenzione… Nessuno però potrà mai andare oltre il libro e conoscere la nostra anima. A meno che per leggere non usi l'anima a sua volta...''





Margaret Mazzantini




Margaret Mazzantini

lunedì 1 luglio 2013

Estratto da '' Le notti bianche, di Fëdor Dostoevskij

'Ho dei momenti pieni di una tale angoscia, di un’angoscia… In quei momenti credo che non sarò mai capace di vivere una vita vera, mi sembra di aver perso ogni senso, la capacità di capire ciò che è vero e reale. Mi maledico da solo perché, dopo le mie notti piene di fantasie, subentrano momenti di ritorno alla realtà che sono terribili! E contemporaneamente avverto intorno a me il movimento rumoroso e agitato della folla umana: sento, vedo com’è la vita degli altri uomini, come vivono nella realtà, vedo che per loro la vita non è proibita, che la loro vita non si scioglie come un sogno, come un miraggio, che la loro vita si rinnova continuamente, sempre giovane, che tutte le ore sono diverse fra loro. Mentre la mia fantasia è triste, monotona fino alla volgarità, paurosa, schiava di un’ombra, di un’idea, schiava della prima nuvola che offusca improvvisante il sole […]. E nell’angoscia che tipo di fantasia ci può mai essere! Alla fine sento che è stanca, esaurita nella tensione senza fine, questa inesauribile fantasia. Poi si cresce e ci si sbarazza dei vecchi ideali, ed essi cadono in mille pezzi, diventano polvere; e se poi non c’è un’altra vita, ci si trova a costruire quella che esiste con questi pezzi. Ma contemporaneamente l’anima chiede e pretende nuove cose! E il sognatore fruga a vuoto fra le ceneri delle sue vecchie fantasie: neppure un po’ di brace da attizzare e trasformare in un fuoco che riscaldi il cuore intirizzito, per poter ritrovare in esso tutte le cose belle che c’erano prima, tutto ciò che lo commuoveva, che faceva ribollire il sangue, piangere gli occhi e ingannava con la sua grandissima illusione! Sapete, Nastjenka, a che punto sono arrivato? Sono ormai costretto, sapete, a celebrare l’anniversario delle mie sensazioni, l’anniversario di ciò che un tempo mi fu tanto caro, ma che in realtà non è mai esistito, l’anniversario per quegli stessi sogni stupidi, incorporei, e devo farlo perché non ho più nemmeno questi stupidi sogni, perché non ho di che alimentarli: perché se ne vanno via anche i sogni!'

venerdì 28 giugno 2013


Mano a mano che i suoi vestiti da bambina inglese si ammucchiavano sul pavimento, lei perdeva, uno a uno, i contatti con la realtà nota ed entrava inesorabilmente in quella strana illusione che sarebbe stata la sua vita negli anni successivi. Ebbe la netta sensazione che stesse per iniziare un’altra storia di cui lei era al contempo protagonista e narratrice.
 
...tratto dal libro '' La figlia della fortuna '' di Isabel Allende.