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Frase del mese

Di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.

(Manzoni, Promessi Sposi, Introduzione.)




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martedì 30 luglio 2013

mercoledì 24 luglio 2013

Valparaíso

Valparaíso ( Cile ), città natale di artisti, scrittori e poeti, non ha nulla da invidiare alle altre città dell’America Latina.
La troviamo nelle pagine di '' La figlia della fortuna '' di Isabel Allende.








Fotografie di Valparaiso

La parola di oggi è ...

Pulzellas.f.lett. pulcella(raro, lett. ) vergine, fanciulla.Per anton. Giovanna d'Arco, la Pulzella d'Orléans.

lunedì 22 luglio 2013




Il viaggio è una specie di porta, per la quale si esce dalla realtà per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno.


Guy de Maupassant




I poeti lavorano di notte

 
 
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,         
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
 
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
 
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
 
Alda Merini
 
 
 

mercoledì 10 luglio 2013

Fonemi e grafemi


Attraverso l’uso di suoni variamente collegati fra di loro, l’uomo comunica ed esprime le sue incertezze, le sue perplessità, le sue esperienze, i suoi sentimenti.


I FONEMI sono i suoni articolati di una lingua che, da soli o combinandosi con altri, formano parole.
I segni grafici dei suoni che noi produciamo, ovvero le lettere dell’alfabeto, si chiamano GRAFEMI.





Etimologia
Fonemi: dal greco phónema, da phoné, " voce, suono".

Grafemi: dal greco gráphein, "scrivere".












giovedì 4 luglio 2013

Grazie mille per il Premio Liebster Award.


 
 
 
Vorrei ringraziare Loredana Gasparri del blog ‘’ Del furore di aver libri ‘’ per avermi premiata con il Liebster Award. Sono su blogger da così poco tempo che lascio immaginare lo stupore nel leggere il mio nome nella lista. Per me è sempre una cosa inaspettata, non mi aspetto mai di essere premiata. Oltre a ringraziare Loredana per il premio che mi ha assegnato, vorrei farle i miei complimenti per il suo blog. Lo seguo con molto interesse. Complimenti e ancora grazie.
 
 
Ed ecco il regolamento da seguire:
 
1. Ringraziare nel post il blog che vi ha assegnato il premio
2. Scrivere 11 cose su di te
3. Rispondere alle 11 domande
4. Formulare altre 11 domande
5. Premiare 11 blog che si ritengono meritevoli
6. Informare i blogger
 
 
 
 
 
Su di me.
1. Adoro il cinema in tutte le sue sfaccettature.
2. Ho una passione irrefrenabile per la lettura. Leggo di tutto e ovunque.
3. Mi piace la storia e qui rendo pubblico una delle mie eroine preferite: Nefertiti. Alessandro Magno è uno dei miei eroi storici preferiti.
4. Sono appassionata di Filosofie orientali.
5. Amo la musica, adoro la lirica, il jazz, l'opera.
6. Amo scrivere. Scrivo da sempre. Amo la poesia, scrivo poesie. Mi succede spesso di immortalare istanti particolari che non voglio perdere e dimenticare.
7. Adoro ritagliare dei momenti per allontanarmi dalla vita quotidiana, viaggiare e assaporare nuovi sfondi.
8. Adoro tutto ciò che è positivo e che mi trasmette energia: i bambini e i loro sorrisi, il fior di loto asiatico, i gatti, i delfini, il tennis, il mare, le passeggiate, la pesca, le sorprese. Avrei una marea di cose da elencare ma mi fermo qui.
9.Sono appassionata di psicologia. Osservo molto, analizzo i comportamenti delle persone, cerco sempre di trovare una motivazione a tutto. Non mi sfugge nulla e quando mi sfugge qualcosa  è perché non era poi così interessante.
10. Sono dell’idea che nella vita c’è sempre da imparare, per cui cerco di tenermi informata. Amo sperimentare sempre cose nuove.
11. Amo l’arte in tutte le sue forme. Picasso, Klimt, Dalì, Renoir sono tra miei pittori preferiti.
 
 
 
Per il momento mi fermo qui. Alla prossima con le mie risposte alle domande e la premiazione degli 11 blog. A presto.

lunedì 1 luglio 2013

Estratto da '' Le notti bianche, di Fëdor Dostoevskij

'Ho dei momenti pieni di una tale angoscia, di un’angoscia… In quei momenti credo che non sarò mai capace di vivere una vita vera, mi sembra di aver perso ogni senso, la capacità di capire ciò che è vero e reale. Mi maledico da solo perché, dopo le mie notti piene di fantasie, subentrano momenti di ritorno alla realtà che sono terribili! E contemporaneamente avverto intorno a me il movimento rumoroso e agitato della folla umana: sento, vedo com’è la vita degli altri uomini, come vivono nella realtà, vedo che per loro la vita non è proibita, che la loro vita non si scioglie come un sogno, come un miraggio, che la loro vita si rinnova continuamente, sempre giovane, che tutte le ore sono diverse fra loro. Mentre la mia fantasia è triste, monotona fino alla volgarità, paurosa, schiava di un’ombra, di un’idea, schiava della prima nuvola che offusca improvvisante il sole […]. E nell’angoscia che tipo di fantasia ci può mai essere! Alla fine sento che è stanca, esaurita nella tensione senza fine, questa inesauribile fantasia. Poi si cresce e ci si sbarazza dei vecchi ideali, ed essi cadono in mille pezzi, diventano polvere; e se poi non c’è un’altra vita, ci si trova a costruire quella che esiste con questi pezzi. Ma contemporaneamente l’anima chiede e pretende nuove cose! E il sognatore fruga a vuoto fra le ceneri delle sue vecchie fantasie: neppure un po’ di brace da attizzare e trasformare in un fuoco che riscaldi il cuore intirizzito, per poter ritrovare in esso tutte le cose belle che c’erano prima, tutto ciò che lo commuoveva, che faceva ribollire il sangue, piangere gli occhi e ingannava con la sua grandissima illusione! Sapete, Nastjenka, a che punto sono arrivato? Sono ormai costretto, sapete, a celebrare l’anniversario delle mie sensazioni, l’anniversario di ciò che un tempo mi fu tanto caro, ma che in realtà non è mai esistito, l’anniversario per quegli stessi sogni stupidi, incorporei, e devo farlo perché non ho più nemmeno questi stupidi sogni, perché non ho di che alimentarli: perché se ne vanno via anche i sogni!'

domenica 30 giugno 2013

Zampillo





Zampillo ( da zampillare ) s.m. Sottile getto d'acqua o altro liquido che sgorga con impeto: gli zampilli della fontana.dim. zampilletto


Zampillare = sgorgare con impeto formando uno zampillo.
Sin. sprizzare





venerdì 28 giugno 2013


Mano a mano che i suoi vestiti da bambina inglese si ammucchiavano sul pavimento, lei perdeva, uno a uno, i contatti con la realtà nota ed entrava inesorabilmente in quella strana illusione che sarebbe stata la sua vita negli anni successivi. Ebbe la netta sensazione che stesse per iniziare un’altra storia di cui lei era al contempo protagonista e narratrice.
 
...tratto dal libro '' La figlia della fortuna '' di Isabel Allende.
 
 
 

domenica 23 giugno 2013

Sirmione

La sera a Sirmione - Foto: Maria Francesca Petrungaro
 
 
 
Ecco: la verde Sirmio nel lucido lago sorride,
fiore de le penisole.

Il sol la guarda e vezzeggia: somiglia d'intorno il Benaco
una gran tazza argentea,

cui placido olivo per gli orli nitidi corre
misto a l'eterno lauro.

Questa raggiante coppa Italia madre protende,
alte le braccia, a i superi;

ed essi da i cieli cadere vi lasciano Sirmio,
gemma de le penisole.

Baldo, paterno monte, protegge la bella da l'alto
co'l sopracciglio torbido:

il Gu sembra un titano per lei caduto in battaglia,
supino e minaccevole.

Ma incontro le porge dal seno lunato a sinistra
Salò le braccia candide,

lieta come fanciulla che in danza entrando abbandona
le chiome e il velo a l'aure,

e ride e gitta fiori con le man piene, e di fiori
le esulta il capo giovine.

Garda là in fondo solleva la ròcca sua fosca
sovra lo specchio liquido,

cantando una saga d'antiche cittadi sepolte
e di regine barbare.

Ma qui, Lalage, donde per tanta pia gioia d'azzurro
tu mandi il guardo e l'anima,

qui Valerio Catullo, legato giú a' nitidi sassi
il fasèlo britinico,

sedeasi i lunghi giorni, e gli occhi di Lesbia ne l'onda
fosforescente e tremula,

e 'l perfido riso di Lesbia e i multivoli ardori
vedea ne l'onda vitrea,

mentr'ella stancava pe' neri angiporti le reni
a i nepoti di Romolo.

A lui da gli umidi fondi la ninfa del lago cantava
Vieni, o Quinto Valerio.

Qui ne le nostre grotte discende anche il sole, ma bianco
e mite come Cintia.

Qui de la vostra vita gli assidui tumulti un lontano
d'api sussurro paiono,

e nel silenzio freddo le insanie e le trepide cure
in lento oblio si sciolgono.

Qui 'l fresco, qui 'l sonno, qui musiche leni ed i cori
de le cerule vergini,

mentr'Espero allunga la rosea face su l'acque
e i flutti al lido gemono.

Ahi triste Amore! egli odia le Muse, e lascivo i poeti
frange o li spegne tragico.

Ma chi da gli occhi tuoi, che lunghe intentano guerre,
chi ne assecura, o Lalage?

Cogli a le pure Muse tre rami di lauro e di mirto,
e al Sole eterno li agita.

Non da Peschiera vedi natanti le schiere de' cigni
giú per il Mincio argenteo?

da' verdi paschi dove Bianore dorme non odi
la voce di Virgilio?

Volgiti, Lalage, e adora. Un grande severo s'affaccia
a la torre scaligera.

Suso in Italia bella sorridendo ei mormora, e guarda
l'acqua la terra e l'aere.
 
 
 
 
Giosuè Carducci

sabato 22 giugno 2013

Buon compleanno Meryl Streep

E' una delle attrici che ammiro particolarmente.
Consiglio di guardare:

La mia Africa
Il diavolo veste Prada
La casa degli spiriti
Mamma Mia!
I ponti di Madison County
La seduzione del potere
Kramer contro Kramer
La donna del tenente francese
La scelta di Sophie
Il ladro di orchidee 
Julie & Julia
Il dubbio
The Iron Lady

mercoledì 19 giugno 2013

La pioggia nel pineto

 
 
 
 
 
 
 
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.

Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani

ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
 
 
 
Gabriele D'Annunzio 

martedì 18 giugno 2013

Girl Reading



Henri Lebasque (French, 1865-1937)

13- 30. Il cammino verso il colle illuminato dal sole.

 
 
 
 
 
Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m'avea di paura il cor compunto,
guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle.
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m'era durata
la notte ch'i' passai con tanta pieta.
E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l'acqua perigliosa e guata,
così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.
Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.
 
 
 
...La Divina Commedia, Canto primo, Inferno.