Per qualsiasi informazione inerente i contenuti del blog potete scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: m.petrungaro@libero.it.

Sarò lieta di ricevere le vostre lettere e rispondere alle domande e proposte di collaborazione.

Votami

siti

Frase del mese

Di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.

(Manzoni, Promessi Sposi, Introduzione.)




Visite al blog

martedì 18 giugno 2013

Girl Reading



Henri Lebasque (French, 1865-1937)

13- 30. Il cammino verso il colle illuminato dal sole.

 
 
 
 
 
Ma poi ch'i' fui al piè d'un colle giunto,
là dove terminava quella valle
che m'avea di paura il cor compunto,
guardai in alto e vidi le sue spalle
vestite già de' raggi del pianeta
che mena dritto altrui per ogne calle.
Allor fu la paura un poco queta,
che nel lago del cor m'era durata
la notte ch'i' passai con tanta pieta.
E come quei che con lena affannata,
uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l'acqua perigliosa e guata,
così l'animo mio, ch'ancor fuggiva,
si volse a retro a rimirar lo passo
che non lasciò già mai persona viva.
Poi ch'èi posato un poco il corpo lasso,
ripresi via per la piaggia diserta,
sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.
 
 
 
...La Divina Commedia, Canto primo, Inferno.

venerdì 14 giugno 2013






In India si dice che l'ora più bella è quella dell'alba, 
quando la notte aleggia ancora nell' aria e il giorno non è ancora pieno,
quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l' uomo,
se vuole,
se sa fare attenzione,
può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto,
il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa.
Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma non sono due.
Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell' amore diventano Uno.

Tiziano Terzani


La Divina Commedia




Inferno

1-12. Smarrimento di Dante nella selva oscura.



Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant'è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,
dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.
Io non so ben ridir com'i' v'intrai,
tant'era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.






mercoledì 5 giugno 2013

...Puoi leggere, leggere, leggere, che è la cosa più bella che si possa fare in gioventù: e piano piano ti sentirai arricchire dentro, sentirai formarsi dentro di te quell'esperienza speciale che è la cultura ...




Pasolini

#2 Angeli d'acciaio


martedì 4 giugno 2013


Tutti nascono con qualche talento speciale ed Eliza Sommers scoprì presto di possederne due: un buon naso e una buona memoria. Il primo le servì per guadagnarsi da vivere e il secondo per potersene ricordare, se non con precisione, almeno con la poetica vaghezza degli astrologi. Quel che si dimentica è come se non fosse mai successo, e i suoi ricordi reali o illusori erano talmente tanti che per lei fu come vivere due volte.

domenica 5 maggio 2013

Il cinque maggio, Alessandro Manzoni

 
 
 
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,

muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.

Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:

vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.

Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.

Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.

La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;

tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.

Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.

Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;

tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.

Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;

e l'avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.

Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
 
 
 
 
 
 
 
 
Poesia scritta nel 1821 e dedicata a Napoleone
 
 
 
 

venerdì 26 aprile 2013

Quando leggiamo ci allontaniamo dalla realtà, il sipario della nostra vita si chiude per un po’ e al ritorno sulla scena ci ritroviamo sorprese a fissare ogni minimo particolare in maniera diversa, a toccare con gli occhi ogni cosa e ad amarla più di prima, perché sappiamo che quei momenti sono unici e non ritorneranno davanti a noi allo stesso modo. Così ogni momento diventa fragile e caro allo stesso tempo …






Dipinto di Delia Brown
 
 
 
 

giovedì 25 aprile 2013

Lo avrai, Camerata Kesselring... di Piero Calamandrei

Kesselring fu comandante delle forze d'occupazione tedesche in Italia.
Responsabile di orrori disumani fu processato a Norimberga per crimini contro l'umanità e condannato a morte. La condanna però fu sostituita con il carcere a vita. Dopo cinque anni uscì dal carcere per motivi di salute e al ritorno in Germania fu celebrato come un eroe negli ambienti neonazisti della Baviera.
Oltre a non rimproverarsi nulla, Kesselring ebbe anche il coraggio di dire che gli italiani avrebbero dovuto erigergli un monumento.
Parole che fanno davvero male ... Toccano profondamente anche chi non ha vissuto questa guerra senza limiti, senza pietà.
Piero Calamandrei, uomo della Resistenza, a queste affermazioni rispose con una epigrafe ...


Piero Calamandrei






Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.
 

Giorni della liberazione





Partigiani garibaldini in Piazza San Marco, Venezia.



Fonte

martedì 23 aprile 2013

lunedì 22 aprile 2013

La parola di oggi è ... Minareto





Minareto
/ sostantivo maschile
in arabo manār, faro.



Il minareto è la torre presente in  quasi tutte le moschee dalla quale il muezzin chiama alla preghiera i devoti di Allah. 






Per saperne di più
Minareto

domenica 21 aprile 2013

Svelami il tuo amore, di Maria Francesca Petrungaro

Dipinto di Fabian Perez








L’intimo dei tuoi pensieri

mi distrugge,

i tuoi occhi distaccati

nei momenti di batticuore

smembrano le mie ultime certezze.

E mi percuoto l’anima

con la punta della mia angoscia.

Lascia che io entri a passo lento

nei tuoi pensieri,

senza ostilità e senza paura,

lasciami navigare dolcemente.

Spianami la strada impervia

affinché io possa trovare riparo

nelle tetre notti che dedico a te,

alla ricerca del tuo sorriso,

del tuo amore.

Porti via i miei sonni più dolci

senza renderti conto

di quanto ho bisogno di sapere se ci sei,

nella mia vita,

nel mio cammino.

Sei qui per me o per esplorare nuovi volti,

nuovi voci,

nuovi sensazioni?

Imbrigliami,

incatenami in questa strada faticosa

che mi porta a te,

che fa respirare le mie giornate,

che fa tremare la mia voce.

Voglio solo la verità,

se mi ami o mi abbandonerai

come una barca arenata

su un’isola deserta,

in un posto che nessuno potrà mai salvarmi.

Non lasciare che io mi abbandoni

nelle selve di queste lunghe notti.

Non accontentarmi con carezze

che hanno timore di giacere sul mio corpo.

Regalami il segreto

per conoscere il tuo amore

o liberami da queste catene

che stringono forte i miei polsi.



 Maria Francesca Petrungaro Copyright©2005

Mont Saint-Michel

Mont Saint-Michel


Il Mont Saint-Michel è un isolotto tidale situato presso la costa settentrionale della Francia.



Per saperne di più...

sabato 20 aprile 2013

La parola di oggi è ... RUBIZZO

Rubizzo
/aggettivo
dallo spagnolo roblizo, ''saldo come rovere''.

Di aspetto sano e vigoroso, ancora fresco.
Persona dall'aspetto florido, colorito, detto specialmente di persona anziana:
un vecchietto rubizzo; una donna ancora rubizza; una signora anziana ancora arzilla e rubizza.

Contrari di rubizzo - scolorito, smorto, sparuto.










giovedì 18 aprile 2013

Nulla rimane della scolara di Hiroshima, Primo Levi





Poichè l’angoscia di ciascuno è la nostra
ancora riviviamo la tua, fanciulla scarna
che ti sei stretta convulsamente a tua madre
quasi volessi ripenetrare in lei
quando al meriggio il cielo si è fatto nero.
Invano, perché l’aria volta in veleno
é filtrata a cercarti per le finestre serrate
della tua casa tranquilla dalle robuste pareti
lieta già del tuo canto e del tuo timido riso.
Sono passati i secoli, la cenere si è pietrificata
a incarcerare per sempre codeste membra gentili.
Così tu rimani fra noi, contorto calco di gesso,
agonia senza fine, terribile testimonianza
di quanto importi agli dei l’orgoglioso nostro seme.
Ma nulla rimane fra noi della tua lontana sorella,
della fanciulla d’Olanda murata fra quattro mura
che pure scrisse la sua giovinezza senza domani:
la sua cenere muta é stata dispersa dal vento,
la sua breve vita rinchiusa in un quaderno sgualcito.
Nulla rimane della scolara di Hiroshima,
ombra confitta nel muro dalla luce di mille soli.
Vittima sacrificata sull’altare della paura.
Potenti della terra padroni di nuovi veleni,
tristi custodi segreti del tuono definitivo,
ci bastano d’assai le afflizioni donate dal cielo.
Prima di premere il dito, fermatevi e considerate.








sabato 13 aprile 2013

Le notti bianche


Era una notte meravigliosa, una notte come forse ce ne possono essere soltanto quando siamo giovani, amabile lettore. Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: è mai possibile che sotto un cielo simile possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? Anche questa è una domanda da giovani, amabile lettore, molto da giovani, ma voglia il Signore mandarvela il più sovente possibile nell’anima! … Parlando d’ogni sorta di signori capricciosi e collerici, non ho potuto fare a meno di rammentare anche la mia saggia condotta in tutta quella giornata.











Fëdor Michailovich Dostoevskij (1821-1881)


Per non dimenticare ...


 Se questo è un uomo, Primo Levi


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici;
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.