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mercoledì 27 marzo 2013

Mai ti rinnegherò... di Maria Francesca Petrungaro

Dipinto di

Kathrin Longhurst

Mai ti rinnegherò
 anche se mi disturberai la vita.
Mangia sul mio letto,
sul mio petto,
assapora il mio disgusto.
Sdraia la tua bocca sul cuscino umido
di pianti imputriditi,
gusta il sapore amaro del mio sangue
 pulsante di fatica d’amore.
Le mie ultime spasmodiche emozioni
sventrano il mio corpo
privandolo del nutrimento.
 Impazzita trottola,
 instancabilmente ruoti intorno alla mia sagoma invisibile,
 sbandi e ti rialzi
e mi vuoi ancora su questo letto di storie affannate,
 in questo uragano di squarci al sangue ormai velenoso.
Rianima le mie vene immancabilmente fragili,
stanche,
giammai ti ripudierò .



Maria Francesca Petrungaro Copyright©2011 

Nel novembre 2011’ partecipo al Concorso Internazionale di Poesia Il Federiciano con la poesia ‘Mai ti rinnegherò’, poesia pubblicata dalla Aletti Editore.

giovedì 21 marzo 2013

Foglietto illustrativo ... di Wislawa Szymborska




Vi presento Wisława Szymborska, poetessa polacca che ha colpito particolarmente  il mio interesse. Aggiungo una delle sue spettacolari opere di poesia.

 



Sono un tranquillante.
Agisco in casa,
funziono in ufficio,
affronto gli esami,
mi presento all'udienza,
incollo con cura le tazze rotte -
devi solo prendermi,
farmi sciogliere sotto la lingua,
devi solo mandarmi giù
con un sorso d'acqua.
So come trattare l'infelicità,
come sopportare una cattiva notizia,
ridurre l'ingiustizia,
rischiarare l'assenza di Dio,
scegliere un bel cappellino da lutto.
Che cosa aspetti -
fidati della pietà chimica.
Sei un uomo (una donna) ancora giovane,
dovresti sistemarti in qualche modo.
Chi ha detto che la vita va vissuta con coraggio?
Consegnami il tuo abisso -
lo imbottirò di sonno.
Mi sarai grato (grata) per la caduta in piedi.
Vendimi la tua anima.
Un altro acquirente non capiterà.
Un altro diavolo non c'è più.


 Wislawa Szymborska 
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poes23?f=a:924>

sabato 16 marzo 2013

Donna in rinascita ...Racconto di Maria Francesca Petrungaro

Dipinto di Kathrin Longhurst





Raggiante come il sole d’estate, un alito di vento solleva dolcemente i miei capelli sfavillanti che si nutrono del calore dei raggi. Rosso fuoco sulle labbra e occhi neri come la notte. E’ ancora lì, nel salone di bellezza dove lavoro, una foto che risale a soli undici mesi prima. Una foto che colpiva lo sguardo curioso dei clienti che venivano a farsi belli e a raccontare i loro intrighi amorosi e le loro turbolente storie d’amore. Ovunque andassi lasciavo il segno con la punta dei miei tacchi a spillo e della mia lingua pungente, del mio sguardo alla Greta Garbo.
-   Finirai male, Naomi. - mi disse una volta la mia collega del centro, Manuela.
Lavoravamo da due anni nello stesso centro benessere e tra una ceretta e una maschera per il viso, svuotavamo le nostre bisacce colme di racconti riguardanti la nostra vita. Lei, ragazza madre, era costretta a crescere da sola i suoi bambini.
-   Sono gli uomini che faranno una brutta fine con me, io di sicuro farò sempre quello che desidero fare. Non mi farò mai abbindolare da un uomo – risposi sicura di me e continuai a procedere con la manicure che Manuela preferiva le facessi nei giorni in cui avevamo pochi appuntamenti e il centro si trasformava in un vero confessionale.
-   Arriverà il momento in cui ti innamorerai e anche tu come tante donne arriverai a piccoli compromessi con un uomo, pur di salvare la coppia. – esclamò Manuela lanciando con l’aria mesta un’occhiata alle unghia laccate di rosa.
Non ho mai provato il gusto di innamorarmi follemente di un uomo, fino a quando arrivò il momento che Manuela aveva tanto agognato.
-   Sì, alle ore 14 c’è un posto libero. Sarà affidato alla professionalità di Naomi che per il massaggio è famosa e apprezzata dai nostri clienti. La saluto e le auguro una buona seduta, Signor Beniguay.- disse Manuela al telefono tirando un bel sospiro di sollievo, visto che il pomeriggio di quel giorno avrebbe avuto il tempo per giocare con i suoi figli e leggere loro una tra le tante fiabe che aspettavano sul divano.
-   Ti raccomando Naomi, il signor Beniguay ha bisogno di un massaggio che rilassi non solo il corpo ma parimenti lo spirito.
-   Non ho mai deluso nessun uomo. Fidati, vai a casa tranquilla e pensa alla nuova fiaba da raccontare al piccolo Simone e alla dolcissima Francesca. Ci penso io a mandare avanti la baracca.
Manuela andò via e quel pomeriggio, prima dell’apertura del centro, decisi di provare un nuovo make-up , un nuovo modo di acconciare i capelli accompagnato dal dolce profumo della crema alla vaniglia cosparsa sul corpo.
Alle ore 14 in punto suona il campanellino del centro.
La segretaria apre e indica al cliente la stanza da raggiungere per il massaggio. Un colpo alla porta e un ''avanti'' impercettibile per sollecitare il signore ad avanzare. Mi aspettavano una marea di clienti e quel pomeriggio avrei fatto tutto da sola.                                                                                                   - Prego signor Beniguay, entri pure. – incitai per fare in fretta.
Alchimia fulminante, brividi a fior di pelle.
Davanti a me si presentò l’uomo che mi avrebbe sposata nel giro di due mesi, l’uomo che mi sommerse di carezze e di bigliettini d’amore, di regali incantevoli che una donna desidera tanto ricevere da un uomo.
Meravigliata di me stessa, rimasi irrigidita per tutto il tempo del massaggio. Una strana sensazione mi pervase e la fretta che avevo pochi istanti prima svanì di colpo facendomi indugiare sulla sua schiena adorabile e liscia come seta.
-   Mi permetta di farle un complimento che di solito non esterno facilmente.
-   Mi dica Signor Beniguay. – gli risposi con timidezza.
-   Lei ha delle mani magiche. Sono così rilassato che rimarrei per tutto il pomeriggio a farmi massaggiare dalle sue mani. – sorridendo poggiò il capo sul telo e si distese ancora di più.
Sempre più rigida e timida riuscii a spiccicare poche parole. Quell’uomo era stato in grado di farmi sentire in imbarazzo con il suo modo di fare.
-   Lavoro Signor Beniguay. Amo il mio lavoro e lo faccio nel migliore dei modi, così che i miei clienti possano rincasare soddisfatti e soprattutto rilassati.
Tutto quello che riuscii a dire. Senza un sorriso e senza dargli corda, lo salutai con una stretta di mano.
Il signor Beniguay prese l’abitudine di venire in centro una volta a settimana, con assiduità e con un coinvolgimento assillante che preoccupò non poco Manuela. La cosa non mi inquietava. Ero attratta da quell’uomo e così aspettai il giorno in cui lui si avvicinò e mi abbracciò mentre stavo lavando le mani intrise di olio nel lavello della stanza massaggi. Ruppe il ghiaccio invitandomi a cena ed io accettai subito, senza esitazione.
-   Ma sei sicura? Sono solo cinque volte che lo vedi, aspetta un altro po’, cerca di conoscerlo meglio. – mi consigliò Manuela con tanto di serietà.
-   Ascolta, per me è importante uscire insieme a lui. Solo così posso conoscerlo e capire cosa mi sta succedendo. – ribattei con decisione.
Quel pomeriggio cambiai look, make up e sguardo. Un abito da sera sfiorava la mia pelle nuda e i tacchi a spillo non avrebbero lasciato nessun segno. Toccava a lui lasciare un segno nel mio cuore.
-   Sei splendida Naomi, sei la donna della mia vita. - mi disse la sera del nostro primo appuntamento.
Spumante, lume di candela, musica di sottofondo e dolci parole dipinsero la serata. Scorreva il tempo, andava veloce. Un bacio interminabile e passionale, finiamo a far l’amore con la passione che cavalcava i nostri corpi.
-   Pensi sia una storiella di una notte e via? – chiesi spudoratamente e senza pentirmi.
Avevo bisogno di sentirlo familiare, di sentirlo parlare di noi, del nostro rapporto.
-   Hai fretta Naomi? Mi vuoi far scappare prima della fine della nostra serata? – rispose lui con una punta di ironia.
Classico tipo sicuro di sé, di quello che dice e di quello che fa. Non ha paura di sbagliare perché può sbagliare e recuperare mille volte. Colto, un po’ frenetico, attraente e potente. Uno di quelli che sa come comprarti se sei disposta a farti comprare.
-   Mia moglie mi ha lasciato. Mi ripeteva continuamente che non aveva libertà con me. – mi disse ad un certo punto della serata, strofinandosi le labbra con una mano.
-   Scusami, non ho afferrato. Posso chiederti cosa significa non avere respiro? Spiegati meglio.
-   Gelosia, chiamala così, una malattia dolce.
Sembrava dovesse nascere qualcosa di speciale, pensavo di aver incontrato l’uomo della mia vita seppure quell’amore fosse avvolto da un alone di mistero.
Quando decisi di sposare Tommaso, ero sicura di aver fatto la scelta giusta ma mi resi conto che di quell’uomo non conoscevo nulla, nemmeno il suo piatto preferito. Ma ero innamorata persa, troppo calata nella storia, troppo presa da quell’uomo che riusciva a tenermi sempre sulle spine. Poi arrivò il primo compromesso dell’infinita serie. Lasciai il centro benessere e Manuela che, secondo il giudizio di Tommaso, non era una donna affidabile. Arrivarono imposizioni sul mio modo di vestire e dovetti rinunciare anche a un filo di trucco. Dopo il matrimonio, nel giro di poche settimane, Tommaso divenne oppressivo e così molesto che il mio primo rifiuto si trasformò in una presa a schiaffi così violenta che dovetti passare due giorni in ospedale. Dopo la prima sfilza di schiaffi e costrizioni, arrivò il momento delle minacce. La mia vita si era trasformata di colpo e quasi stentavo a riconoscersi allo specchio. Con lui ebbi solo pochi attimi di felicità che si trasformarono in un inferno.
-   Naomi, devi denunciarlo. Non puoi vivere così. Pensa che sono solo pochi mesi di convivenza matrimoniale e già ti ritrovi piena di lividi, senza lavoro e così cambiata, così tanto che faccio fatica a riconoscerti.- mi disse Manuela, preoccupata.
-   Hai ragione, Manuela.- convenni io, abbassando la testa.

Questo uomo ti ha derubata di tutto. Abbassi la testa con rassegnazione. Ma cosa ti ha fatto quest’uomo?
-   Io lo amavo, credevo di amarlo. Ora non riesco a provare nemmeno il gusto di farmi bella per lui. – piansi dando voce a quel pensiero martellante.
Infelice, umiliata, denudata di tutte le mie emozioni. Sanguinante di dolore, nessuno poteva sentirmi piangere, da sola, dentro un letto che aveva solo lo scopo di fare da sfondo a violenze quotidiane. Nessuno poteva vedermi. Solo l’aria poteva sfiorarmi, solo il venticello che penetrava dalla finestra poteva accarezzare i capelli che non voglio mettere più in ordine. Non voglio piacere a un uomo, ho bisogno solo di conforto e di pace. Non riesco a vedere la mia faccia che brucia da morire, piena di lividi e di dolore raccolto nelle mura di casa. Provo la sensazione fortissima di vederlo dietro le sbarre, a marcire. Non riesco a pensare ad altro se non all’odio. Penso a quando ho incontrato la morte e l’ho guardata in faccia e me ne sono pure innamorata, non contenta. Mi torna in mente il tintinnio dei bicchieri che brindavano a quell’incontro e ora capisco il mistero di un uomo trincerato dietro a quella maschera misteriosa. Rimossa quella maschera ho scoperto un uomo prepotente e feroce che non desiderava altro che sottomettere la donna, sequestrarla dei suoi pensieri, delle sue emozioni e della sua vita.
-   Domani torno da te. – sospirai e lanciai uno sguardo all’orologio.
-   Ti aspetto Naomi, la tua vita è un’altra, non è con lui.
Un giorno mi svegliai, aspettai che lui uscisse di casa per andare a lavorare e mi avvicinai decisa allo specchio della camera da letto. Non ero più la stessa, ero già la proiezione della donna che avrei voluto essere: forte e soprattutto piena di voglia di vivere, impaziente di riprendermi la mia vita, di salvarmi, di volermi bene.
Mancava poco al suo arrivo dal lavoro ed io fremevo. La donna non è una bambola di pezza, riposta in una cantina e utilizzata a piacimento. La donna ha bisogno di cura, tenerezze, di amore, di mani che si stringono, di cuscini agganciati e di sospiri che seguono lo stesso ritmo, di una coperta posata sul cuore. Così lo denunciai e tornai alla mia vita concedendomi nuove occasioni e il sorriso di un tempo. Ho un nuovo taglio di capelli, una voglia nuova di assaporare la vita e questa volta a piccoli sorsi.



Maria Francesca Petrungaro Copyright©2011

Presente nella ''Biblioteca racconti'' di ''Donne che fanno testo'', un'iniziativa del Messaggero in collaborazione con Samsung.

mercoledì 13 marzo 2013

Recensione del libro '' La pioggia prima che cada '' di J. Coe

'' La pioggia prima che cada '' nella mia libreria ...

Titolo libro    La pioggia prima che cada
Autore          Jonathan Coe




‘’ La pioggia prima che cada ‘’ di Jonathan Coe si apre con una telefonata che annuncia a Gill, madre londinese di due figlie, la morte di sua zia Rosamond, ritrovata sulla sua poltrona di casa, nella campagna inglese dello Shropshire. Al fianco di Rosamond un registratore e delle cassette, insieme alla raccomandazione di consegnarle a Imogen, la bambina che, molti anni prima, compare alla festa per il cinquantesimo compleanno di Rosamond e che poi sparisce nel nulla, senza lasciare tracce. Rosamond sente la necessità, prima di lasciare il teatro della vita, di raccontare attraverso la sua voce e l’aiuto di fotografie, la storia che riguarda Imogen. Non resta che ascoltare le registrazioni accompagnate dalle 20 fotografie, per scoprire il mistero di una vita. Si tratta di fotografie che raccontano momenti, ricordi, colori, posti, vite vissute, acconciature d’altri tempi, fotografie che emanano quasi i profumi dei posti in cui le foto sono state scattate, posti magici come lo Shropshire, che al solo nominare mi riempie la mente di immagini di paesaggi dipinti di verde travolgente, un verde che colpisce l’animo. Immagini di ricordi che ora vengono fuori, mano a mano che le registrazioni della signora Rosamond procedono, tracciando le storie di ben tre generazioni di donne che si emozionano, di donne che odiano altre donne, della forza delle donne che fanno di tutto per conquistare un’altra donna che a sua volta rinuncia, di donne che alla fine sono sempre pronte a ricevere amore.  Rosamond percorre ogni momento lasciando quasi l’amaro in bocca, un vuoto che fa riflettere sui rapporti umani, su quale piega possono prendere. C'è da dire che Imogen non è la protagonista assoluta della storia, anche se le registrazioni e le foto sono destinate a lei. Il lascito riguarda anche Beatrix, cugina di Rosamond, con la quale fugge da casa quando ancora bambine si sentono negate dai genitori, private del bisogno di ricevere amore.
  Coe mi ha affascinata, non da subito, lo ammetto. Ma dopo un paio di capitoli capisci che il succo della storia non può schivare particolari importanti del passato per comprendere realmente una storia che tocca  più persone, coinvolte nelle stesse avversità, più donne legate da un ricordo lontano, da un bacio dato con amore. Coe riflette sul mondo delle donne, diverse e ognuna col proprio complicato mistero, ognuna col suo baule di esperienze ingarbugliate, di sbagli, lotte e avventure, ma tutte immerse in questo acquario fluttuante che è il mondo,  tra momenti tragici e momenti che sembrano dare pace, momenti che compiono il loro percorso e momenti ineluttabili. Lascio a voi scoprire i meandri del libro.
 A Coe faccio i miei complimenti per aver saputo cogliere aspetti che riguardano la sfera femminile, una capacità che mi ha fatto divorare il libro in soli due giorni, presa dalla storia che è ingannevolmente intricata, conferma alla quale arriveremo solo alla fine, dopo aver bevuto interamente il libro, scoprendo così la linearità dei racconti. Infatti, Coe ripercorre la storia di tre generazioni di donne con affabile concatenazione.
A mio parere alcuni dei temi trattati nel libro sono di una grazia infinita, prima di tutto il tema dell'omosessualità. Coe sembra accarezzare teneramente questo tema, in maniera così delicata da non creare esplosioni di pregiudizi. Ancora, i rapporti conflittuali tra genitori e figli che possono, quasi sempre, compromettere la vita e la serenità delle persone. Sì, perché facciamo presto a essere indifferenti, senza pensare che il prezzo per le malefatte arriverà prima o poi, e senza preavviso alcune volte, mostrandoci con estrema crudeltà i danni che abbiamo arrecato con le parole e con comportamenti deprecabili. Mi preme riportare un’ultima chicca: mentre Rosamond racconta e registra la storia, un sottofondo sembra allietare le sue ultime ore. Si tratta di “Bailero” le canzoni dell’Auvergne, che consiglio di ascoltare. Infine, lascio un pezzo tratto dal libro che ci chiarisce il perché sulla scelta del titolo da parte dell’autore,  che a mio dire è uno dei pezzi più belli da leggere.





‘’Guarda quelle nuvole. Ci sarà un bel temporale se vengono da questa parte ‘’. Thea sentì l’osservazione: era sempre molto rapida nel notare i cambiamenti d’umore – restavo sorpresa, ogni volta, nell’accorgermi di quanto fosse sensibile, pronta a recepire gli stati d’animo degli adulti. ‘’ Per questo hai l’aria triste? ‘’ si sentì in dovere di chiedere. Rebecca si girò. ‘’ Chi, io? No, non mi dispiace la pioggia estiva. Anzi, mi piace. E’ il tipo che preferisco ‘’.
‘’Il tuo tipo di pioggia preferito? ‘’ disse Thea. Ricordo che aveva la fronte aggrottata, mentre rifletteva su queste parole, poi annunciò: Be’, a me piace la pioggia prima che cada ‘’. Rebecca sorrise della trovata, ma io ( in modo molto pedante, suppongo ) dissi: ‘’ Però prima che cada non è proprio pioggia, tesoro ‘’.
‘’ E alloracos’è? ‘’ disse Thea. E io spiegai: ‘’ E’ solo umidità. Umidità nelle nuvole ‘’. Thea abbassò gli occhi e si concentrò, ancora una volta, a scegliere i ciottoli sulla spiaggia: ne raccolse due e prese a batterli uno contro l’altro. Il suono sembrava darle piacere. Non mi arresi: ‘’ Sai, Thea, non esiste una cosa come la pioggia prima che cada. Deve cadere, altrimenti non è pioggia ‘’. Era un principio stupido su cui insistere con una bambina, e mi pentii di aver cominciato. Ma Thea sembrava non avere alcuna difficoltà ad afferrarlo, semmai il contrario – perché dopo qualche minuto mi guardò e scosse la testa con aria di commiserazione, come se stesse mettendo a dura prova la sua pazienza dover discutere di questioni del genere con una ritardata. ‘’ Certo che non esiste una cosa così, ‘’ disse.  ‘’ E’ proprio per questo che è la mia preferita. Qualcosa può ben farti felice, no? Anche se non è reale ‘’. Poi corse verso l’acqua, con un gran sorriso, felice che la sua logica avesse riportato una vittoria così sfacciata.



Photos of Shropshire




giovedì 7 marzo 2013

Glicine immortale





E’ il mio sogno cullarti
fra le mie braccia
fare di te la mia ossessione,
svegliarmi e guardarti
  mentre dormi,
sogni
e chissà quali mari navigherai,
quali monti scalerai.
Ed io al tuo fianco
avrò anima di ferro
coraggio di leone.
Coltiverai il mio glicine immortale,
il simbolo del nostro amore
eterno
che va lontano
senza girarsi,
senza ombre di dubbi,
solo un oceano infinito da osservare insieme.



sabato 2 marzo 2013

Recensione della poesia "Glicine immortale", presente nella raccolta poetica "Petali di passione" di Maria Francesca Petrungaro, a cura della scrittrice Alessandra Pagliari.



Dalla raccolta: Petali di passione, di Maria Francesca Petrungaro.
Titolo della poesia: Glicine immortale.
Recensione di Alessandra Maria Pagliari



Maria Francesca Petrungaro è una donna sublime e sensibile, e tutto questo si evince dalla sua raccolta di poesie Petali di passione: autentiche perle, leggiadre come solo lei sa essere. Di rado si ha la fortuna di commentare del materiale che è stato scritto da qualcuno che conosciamo, o a cui vogliamo addirittura bene: è questo il caso, ma il mio giudizio è scevro da ogni condizionamento affettivo. Entrando nel vivo dell’opera, ho scelto tra tutte le poesie una che mi ha colpito in modo particolare, nonostante tutte fossero degne di nota e merito. La lirica in questione si intitola: “Glicine immortale”, ed è come dice il titolo una poesia che sembra mettere le radici in un tempo futuro destinato a non morire mai; leggendola si ha la sensazione che essa racconti la storia di tutti coloro che amano davvero, un amore che si ripeterà all’infinito. Il desiderio di svegliarsi e guardare l’oggetto del proprio amore è un’immagine che ricorda il personale vissuto di tutti, ed infatti la Petrungaro dice: “E’ il mio sogno cullarti, fare di te la mia ossessione, svegliarmi e guardarti mentre dormi … “, e poi “(… ) ed io al tuo fianco avrò anima di ferro coraggio di leone”. Le parole sono semplici, calibrate e delicate, è impossibile non sentirsi toccati da questa poesia. “Amore eterno che va lontano senza girarsi”, dice ancora la Petrungaro, ed infine l’immagine più bella con cui Maria Francesca chiude la poesia: “un oceano infinito da osservare insieme”. Non c’è modo più concreto e dolce per raccontare la sicurezza di un abbraccio fatto di vero amore e conforto, non c’è maniera migliore per spiegare la solidarietà reale tra due esseri umani che si amano. Lo aveva già detto, con altrettante parole mirabili, anche Bjork nella canzone-poesia “Hyperballad”: “to be safe up here with you”, ed è la chiave di tutto: sentirsi protetti e al sicuro con la persona del cuore. A Maria Francesca Petrungaro va riconosciuto il merito di avere composto delle poesie efficaci e delicate, immediate e mai banali, definitivamente toccanti.
Alessandra Maria Pagliari.









Glicine immortale

E’ il mio sogno cullarti fra le mie braccia
fare di te la mia ossessione
svegliarmi e guardarti
  mentre dormi,
sogni
e chissà quali mari navigherai
quali monti scalerai.
Ed io al tuo fianco
avrò anima di ferro
coraggio di leone.
Coltiverai il mio glicine immortale
il simbolo del nostro amore
eterno
che va lontano
senza girarsi
senza ombre di dubbi
solo un oceano infinito da osservare insieme.





Poesia di Maria Francesca Petrungaro