Per qualsiasi informazione inerente i contenuti del blog potete scrivere al seguente indirizzo di posta elettronica: m.petrungaro@libero.it.

Sarò lieta di ricevere le vostre lettere e rispondere alle domande e proposte di collaborazione.

Votami

siti

Frase del mese

Di libri basta uno per volta, quando non è d'avanzo.

(Manzoni, Promessi Sposi, Introduzione.)




Visite al blog

sabato 16 marzo 2013

Donna in rinascita ...Racconto di Maria Francesca Petrungaro

Dipinto di Kathrin Longhurst





Raggiante come il sole d’estate, un alito di vento solleva dolcemente i miei capelli sfavillanti che si nutrono del calore dei raggi. Rosso fuoco sulle labbra e occhi neri come la notte. E’ ancora lì, nel salone di bellezza dove lavoro, una foto che risale a soli undici mesi prima. Una foto che colpiva lo sguardo curioso dei clienti che venivano a farsi belli e a raccontare i loro intrighi amorosi e le loro turbolente storie d’amore. Ovunque andassi lasciavo il segno con la punta dei miei tacchi a spillo e della mia lingua pungente, del mio sguardo alla Greta Garbo.
-   Finirai male, Naomi. - mi disse una volta la mia collega del centro, Manuela.
Lavoravamo da due anni nello stesso centro benessere e tra una ceretta e una maschera per il viso, svuotavamo le nostre bisacce colme di racconti riguardanti la nostra vita. Lei, ragazza madre, era costretta a crescere da sola i suoi bambini.
-   Sono gli uomini che faranno una brutta fine con me, io di sicuro farò sempre quello che desidero fare. Non mi farò mai abbindolare da un uomo – risposi sicura di me e continuai a procedere con la manicure che Manuela preferiva le facessi nei giorni in cui avevamo pochi appuntamenti e il centro si trasformava in un vero confessionale.
-   Arriverà il momento in cui ti innamorerai e anche tu come tante donne arriverai a piccoli compromessi con un uomo, pur di salvare la coppia. – esclamò Manuela lanciando con l’aria mesta un’occhiata alle unghia laccate di rosa.
Non ho mai provato il gusto di innamorarmi follemente di un uomo, fino a quando arrivò il momento che Manuela aveva tanto agognato.
-   Sì, alle ore 14 c’è un posto libero. Sarà affidato alla professionalità di Naomi che per il massaggio è famosa e apprezzata dai nostri clienti. La saluto e le auguro una buona seduta, Signor Beniguay.- disse Manuela al telefono tirando un bel sospiro di sollievo, visto che il pomeriggio di quel giorno avrebbe avuto il tempo per giocare con i suoi figli e leggere loro una tra le tante fiabe che aspettavano sul divano.
-   Ti raccomando Naomi, il signor Beniguay ha bisogno di un massaggio che rilassi non solo il corpo ma parimenti lo spirito.
-   Non ho mai deluso nessun uomo. Fidati, vai a casa tranquilla e pensa alla nuova fiaba da raccontare al piccolo Simone e alla dolcissima Francesca. Ci penso io a mandare avanti la baracca.
Manuela andò via e quel pomeriggio, prima dell’apertura del centro, decisi di provare un nuovo make-up , un nuovo modo di acconciare i capelli accompagnato dal dolce profumo della crema alla vaniglia cosparsa sul corpo.
Alle ore 14 in punto suona il campanellino del centro.
La segretaria apre e indica al cliente la stanza da raggiungere per il massaggio. Un colpo alla porta e un ''avanti'' impercettibile per sollecitare il signore ad avanzare. Mi aspettavano una marea di clienti e quel pomeriggio avrei fatto tutto da sola.                                                                                                   - Prego signor Beniguay, entri pure. – incitai per fare in fretta.
Alchimia fulminante, brividi a fior di pelle.
Davanti a me si presentò l’uomo che mi avrebbe sposata nel giro di due mesi, l’uomo che mi sommerse di carezze e di bigliettini d’amore, di regali incantevoli che una donna desidera tanto ricevere da un uomo.
Meravigliata di me stessa, rimasi irrigidita per tutto il tempo del massaggio. Una strana sensazione mi pervase e la fretta che avevo pochi istanti prima svanì di colpo facendomi indugiare sulla sua schiena adorabile e liscia come seta.
-   Mi permetta di farle un complimento che di solito non esterno facilmente.
-   Mi dica Signor Beniguay. – gli risposi con timidezza.
-   Lei ha delle mani magiche. Sono così rilassato che rimarrei per tutto il pomeriggio a farmi massaggiare dalle sue mani. – sorridendo poggiò il capo sul telo e si distese ancora di più.
Sempre più rigida e timida riuscii a spiccicare poche parole. Quell’uomo era stato in grado di farmi sentire in imbarazzo con il suo modo di fare.
-   Lavoro Signor Beniguay. Amo il mio lavoro e lo faccio nel migliore dei modi, così che i miei clienti possano rincasare soddisfatti e soprattutto rilassati.
Tutto quello che riuscii a dire. Senza un sorriso e senza dargli corda, lo salutai con una stretta di mano.
Il signor Beniguay prese l’abitudine di venire in centro una volta a settimana, con assiduità e con un coinvolgimento assillante che preoccupò non poco Manuela. La cosa non mi inquietava. Ero attratta da quell’uomo e così aspettai il giorno in cui lui si avvicinò e mi abbracciò mentre stavo lavando le mani intrise di olio nel lavello della stanza massaggi. Ruppe il ghiaccio invitandomi a cena ed io accettai subito, senza esitazione.
-   Ma sei sicura? Sono solo cinque volte che lo vedi, aspetta un altro po’, cerca di conoscerlo meglio. – mi consigliò Manuela con tanto di serietà.
-   Ascolta, per me è importante uscire insieme a lui. Solo così posso conoscerlo e capire cosa mi sta succedendo. – ribattei con decisione.
Quel pomeriggio cambiai look, make up e sguardo. Un abito da sera sfiorava la mia pelle nuda e i tacchi a spillo non avrebbero lasciato nessun segno. Toccava a lui lasciare un segno nel mio cuore.
-   Sei splendida Naomi, sei la donna della mia vita. - mi disse la sera del nostro primo appuntamento.
Spumante, lume di candela, musica di sottofondo e dolci parole dipinsero la serata. Scorreva il tempo, andava veloce. Un bacio interminabile e passionale, finiamo a far l’amore con la passione che cavalcava i nostri corpi.
-   Pensi sia una storiella di una notte e via? – chiesi spudoratamente e senza pentirmi.
Avevo bisogno di sentirlo familiare, di sentirlo parlare di noi, del nostro rapporto.
-   Hai fretta Naomi? Mi vuoi far scappare prima della fine della nostra serata? – rispose lui con una punta di ironia.
Classico tipo sicuro di sé, di quello che dice e di quello che fa. Non ha paura di sbagliare perché può sbagliare e recuperare mille volte. Colto, un po’ frenetico, attraente e potente. Uno di quelli che sa come comprarti se sei disposta a farti comprare.
-   Mia moglie mi ha lasciato. Mi ripeteva continuamente che non aveva libertà con me. – mi disse ad un certo punto della serata, strofinandosi le labbra con una mano.
-   Scusami, non ho afferrato. Posso chiederti cosa significa non avere respiro? Spiegati meglio.
-   Gelosia, chiamala così, una malattia dolce.
Sembrava dovesse nascere qualcosa di speciale, pensavo di aver incontrato l’uomo della mia vita seppure quell’amore fosse avvolto da un alone di mistero.
Quando decisi di sposare Tommaso, ero sicura di aver fatto la scelta giusta ma mi resi conto che di quell’uomo non conoscevo nulla, nemmeno il suo piatto preferito. Ma ero innamorata persa, troppo calata nella storia, troppo presa da quell’uomo che riusciva a tenermi sempre sulle spine. Poi arrivò il primo compromesso dell’infinita serie. Lasciai il centro benessere e Manuela che, secondo il giudizio di Tommaso, non era una donna affidabile. Arrivarono imposizioni sul mio modo di vestire e dovetti rinunciare anche a un filo di trucco. Dopo il matrimonio, nel giro di poche settimane, Tommaso divenne oppressivo e così molesto che il mio primo rifiuto si trasformò in una presa a schiaffi così violenta che dovetti passare due giorni in ospedale. Dopo la prima sfilza di schiaffi e costrizioni, arrivò il momento delle minacce. La mia vita si era trasformata di colpo e quasi stentavo a riconoscersi allo specchio. Con lui ebbi solo pochi attimi di felicità che si trasformarono in un inferno.
-   Naomi, devi denunciarlo. Non puoi vivere così. Pensa che sono solo pochi mesi di convivenza matrimoniale e già ti ritrovi piena di lividi, senza lavoro e così cambiata, così tanto che faccio fatica a riconoscerti.- mi disse Manuela, preoccupata.
-   Hai ragione, Manuela.- convenni io, abbassando la testa.

Questo uomo ti ha derubata di tutto. Abbassi la testa con rassegnazione. Ma cosa ti ha fatto quest’uomo?
-   Io lo amavo, credevo di amarlo. Ora non riesco a provare nemmeno il gusto di farmi bella per lui. – piansi dando voce a quel pensiero martellante.
Infelice, umiliata, denudata di tutte le mie emozioni. Sanguinante di dolore, nessuno poteva sentirmi piangere, da sola, dentro un letto che aveva solo lo scopo di fare da sfondo a violenze quotidiane. Nessuno poteva vedermi. Solo l’aria poteva sfiorarmi, solo il venticello che penetrava dalla finestra poteva accarezzare i capelli che non voglio mettere più in ordine. Non voglio piacere a un uomo, ho bisogno solo di conforto e di pace. Non riesco a vedere la mia faccia che brucia da morire, piena di lividi e di dolore raccolto nelle mura di casa. Provo la sensazione fortissima di vederlo dietro le sbarre, a marcire. Non riesco a pensare ad altro se non all’odio. Penso a quando ho incontrato la morte e l’ho guardata in faccia e me ne sono pure innamorata, non contenta. Mi torna in mente il tintinnio dei bicchieri che brindavano a quell’incontro e ora capisco il mistero di un uomo trincerato dietro a quella maschera misteriosa. Rimossa quella maschera ho scoperto un uomo prepotente e feroce che non desiderava altro che sottomettere la donna, sequestrarla dei suoi pensieri, delle sue emozioni e della sua vita.
-   Domani torno da te. – sospirai e lanciai uno sguardo all’orologio.
-   Ti aspetto Naomi, la tua vita è un’altra, non è con lui.
Un giorno mi svegliai, aspettai che lui uscisse di casa per andare a lavorare e mi avvicinai decisa allo specchio della camera da letto. Non ero più la stessa, ero già la proiezione della donna che avrei voluto essere: forte e soprattutto piena di voglia di vivere, impaziente di riprendermi la mia vita, di salvarmi, di volermi bene.
Mancava poco al suo arrivo dal lavoro ed io fremevo. La donna non è una bambola di pezza, riposta in una cantina e utilizzata a piacimento. La donna ha bisogno di cura, tenerezze, di amore, di mani che si stringono, di cuscini agganciati e di sospiri che seguono lo stesso ritmo, di una coperta posata sul cuore. Così lo denunciai e tornai alla mia vita concedendomi nuove occasioni e il sorriso di un tempo. Ho un nuovo taglio di capelli, una voglia nuova di assaporare la vita e questa volta a piccoli sorsi.



Maria Francesca Petrungaro Copyright©2011

Presente nella ''Biblioteca racconti'' di ''Donne che fanno testo'', un'iniziativa del Messaggero in collaborazione con Samsung.

Nessun commento:

Posta un commento

Commenta questo post